L’abitudine a
pensare e
sentire
positivamente è
di grandissima
importanza per
la qualità della
vita e il bene
degli altri.
Narrando
l’attività
taumaturgica di
Gesu’, Luca
tiene a
precisare che
“tutti cercavano
di toccarlo
perché da Lui
usciva una forza
che guariva ogni
genere di
malattia”.(6,19).
Quando l’emorroissa
tocca la veste
di Gesu’ e
guarisce, subito
Gesu’ si rende
conto che una
forza è uscita
da
Lui(8,44-46). Ma
anche al momento
dell’incontro di
Maria con
Elisabetta, “il
bambino dentro
di Lei ebbe un
fremito”..”per
la gioia”,
precisa
Elisabetta(1,41-44).
Il fatto
è che ognuno di
noi emana,
dall’intimo di
sé, sia
fisicamente che
psichicamente,
correnti di
energia che,
pure
impercettibili
ai sensi,
riflettono
tuttavia la
nostra
personalità e i
nostri stati
d’animo e
incidono
sull’ambiente
circostante non
meno delle
azioni o delle
parole.
Questo
significa che,
se siamo
positivi, se
l’occhio della
mente è sano (cf.
Lc 11, 33-36),
già per questa
semplice
attitudine
interiore
dell’animo,
irradiamo
intorno a noi
forze altamente
benefiche e
guaritrici,
anche se non ci
sarà mai detto
grazie, poiché
si tratta di un
modo di
beneficare gli
altri quasi nel
segreto e nel
piu’ grande
silenzio.
È ovvio
che il senso di
questa
affermazione non
è quello di
negare
l’importanza e
l’efficacia
della parola e ,
soprattutto,
dell’azione. E
tuttavia, prima
della parola e
dell’azione,
sono proprio i
pensieri e i
sentimenti che
contano. Già gli
antichi filosofi
affermavano il
primato dell’essere
sull’agire;
cosa che Gesu’
ribadirà
affermando che
“è dal dentro,
cioè dal cuore
degli uomini,
che escono le
intenzioni che
conducono al
male”(Mc 7,21).
Ogni
pensiero,
dunque, e
soprattutto ogni
sentimento,
riveste un’impotanza
decisiva, poiché
l’uomo influisce
molto di piu’
per ciò che è e
che sente, che
non per ciò che
dice o che fa.
Se ammiriamo un
fiore o il cielo
stellato o
qualunque altra
realtà,
automaticamente
trasferiamo
questo
sentimento
nell’atmosfera
circostante e
stimoliamo
l’ammirazione in
tutti coloro che
ne sono capaci.
Se
abbiamo stima
degli altri e li
sappiamo
apprezzare, non
occorre aprire
bocca perché
questo
sentimento
scorra verso di
essi e si
trasferisca in
tutti coloro che
sono capaci di
stima.
Se
nutriamo
sentimenti di
affetto e di
bontà
nell’intimo del
nostro cuore e
li riversiamo
sugli altri,
tutti ne
trarranno
beneficio e
anche i cuori
piu’ incalliti
rimarranno, a
volte, colpiti.
Se
siamo contenti,
questo ricrea
tutta
l’atmosfera
attorno a noi, e
quanti si
muovono entro il
suo raggio si
troveranno a
proprio agio e
incideranno a
loro volta
beneficamente
sugli altri.
Piu’
che i pensieri,
è proprio questo
sentire
intimo e
naturale che
conta. I
pensieri sono
spesso il
prodotto
artificiale
della mente; il
sentire,
invece, implica
sempre un modo
di essere, di
recepire e di
vivere la
realtà.
Non
si
sottolineeranno
mai
sufficientemente
i grandi
benefici che
derivano a noi
e agli altri da
questa positiva
attitudine della
mente e della
psiche nei
confronti della
vita: “Condurre
una vita
spirituale –
afferma un
antico detto
indiano –
significa pensare
positivamente
ventiquattro ore
su ventiquattro,
perché ogni
pensiero che
esce dalla
nostra mente è
chiamato a
essere preghiera”.
Anche se la
pratica del
pensare e del
sentire
positivamente
non ha per primo
scopo il
profitto
personale (
salute, maggiore
efficienza nel
proprio lavoro,
incremento delle
relazioni
familiari e
sociali ), ma
mira
essenzialmente
alla crescita
dell’Amore e al
benessere di
tutti i viventi,
tali benefici ne
sono tuttavia
una naturale
conseguenza.
Ovviamente, come
del resto in
tutti gli altri
campi, i frutti
non sono sempre
a portata
immediata;
spesso, anzi,
perché si arrivi
a risultati
concreti
occorrono degli
anni. Ma nel
frattempo c’è
sempre la
soddisfazione
dei piccoli
passi, del
progressivo
miglioramento si
sé; e questo ci
basta per essere
contenti e
pazienti.
Quando non
fossimo in grado
di trasferire
nell’ambiente
circostante
sentimenti
positivi,
limitiamoci a
pensare
positivamente;
l’abituarsi a
pensare
positivamente
inciderà
progressivamente
sulle nostre
strutture
psichiche e alla
fine, penetrando
il subcosciente,
ci trasformerà.
Evidentemente
ognuno è libero
di scegliere
l’Amore o
l’odio, il bene
e il male, il
pensare
positivamente o
il pensare
negativamente. A
tale riguardo
conviene
tuttavia
riflettere su
quest’altro
proverbio
indiano: “Come
il vitello, sia
pure in mezzo a
una mandria di
migliaia e
migliaia di
mucche, trova la
propria madre;
così ogni
pensiero
ritorna, carico
del proprio
effetto, verso
colui che lo ha
generato”.
L’essere felici
o infelici
dipende dunque
essenzialmente
da noi e, piu’
particolarmente,
dai pensieri e
dai sentimenti
che abitualmente
coltiviamo nel
segreto silenzio
della mente e
del cuore.
Per
la pratica
quotidiana
possono servire
le seguenti
attenzioni:
-abituarsi a
pensare
positivamente,
coltivando la
familiarità con
pensieri e
sentimenti di
fiducia, gioia,
entusiasmo,
serenità, amore;
-non criticare
gli altri e
neppure se
stessi, fosse
anche soltanto
col pensiero;
-se ci capita di
correggere noi
stessi o gli
altri, puntare
sempre sul lato
positivo,
consapevoli che
ogni lato di una
medaglia ha il
suo rovescio;
-reagire con
prontezza a
pensieri e
sentimenti di
sfiducia, e non
deprimere altri
con parole
offensive,
sprezzanti o
scoraggianti;
-non cedere alla
tentazione di
sentirsi offesi,
delusi, depressi
a motivo dei
propri difetti
personali o
delle mancanze
altrui; reagire
con prontezza e
fiducia al primo
insorgere di
stati d’animo o
pensieri legati
all’ansia, a
eccessiva
preoccupazione o
a depressione.
-evitare ogni
senso
d’inferiorità o
d’incapacità e
correggere
immediatamente
ogni pensiero e
sentimento del
genere; evitare
con la stessa
sollecitudine
ogni pensiero o
sentimento di
superiorità e di
autoesaltazione;
-evitare la
morbosa
curiosità su
cosa fanno e
dicono gli
altri; astenersi
dalle
chiacchiere
inutili; trovare
invece il tempo
per riflettere e
meditare su
realtà capaci di
dare un
contenuto e un
orientamento
alla vita e
coltivare
l’amicizia con
Dio e con quanti
ci indicano il
cammino verso
l’incontro con
Lui;
-troncare sul
nascere ogni
sentimento di
gelosia e non
assecondare gli
stimoli che ci
portano a
criticare,
minimizzare o
ridicolizzare
parole, azioni o
modo d’essere
d’altri;
-esercitare
benevolenza e
comprensione
verso tutti,
rendendo
flessibile e
altruista la
mente;
-trasformare
qualunque
impegno della
giornata da
dovere in
piacere
attraverso
l’abitudine di
guardare con
simpatia alle
cose;
-cercare di
piacere a Dio,
di vivere in
coerenza con se
stessi, di
coltivare alti
ideali evitando
di arrendersi o
di scoraggiarsi
a motivo di ciò
che altri
pensano o dicono
di noi; senza
arroganza, ma
con semplicità e
naturalezza;
-imparare ad
accorgersi, a
godere e a
ringraziare di
tutte le cose
belle, piccole o
grandi, che la
vita reca con sé
e ci fa
incontrare.
Non
si esalteranno
mai
sufficientemente
gli immensi
benefici che
derivano a noi e
agli altri da
questa
quotidiana
abitudine della
mente a pensare
e sentire
positivamente.
Il paradiso o
l’inferno sono
interamente
nelle nostre
mani.
Antonio Gentili |