Spesso è
presente, negli
artisti di
razza, una
coalescenza tra
istinto e
cultura, tra
passione e
contemplazione
ed infatti Anna
Salvati
imbastisce
quella sorta di
inquietudine
artistica che
dimostra essere
in lei con
un’attenta
ricerca
sperimentale,
speculativa.
La densità del
colore dei
paesaggi, in una
sorta di
orchestrazioni
colorate, hanno
il loro punto di
partenza
nell’emozione
diretta che la
natura trasmette
e si traducono
in
un’impostazione
teorica relativa
al “ fare
arte-fare
pittura “
escludendo
decisamente ogni
altro
riferimento,
implicito o
esplicito, che
si voglia.
Nei suoi piu’
noti e recenti
quadri come, per
esempio, in “
Rosso tramonto
canadese” o in “
Campo di grano
“, il gioco dei
rapporti
cromatici,
bilanciati -
seppure
fortemente
contrastanti
caldi e freddi –
fa scattare
l’immagine con
grande forza
espressiva
carica di
un’acre e
violenta
sensualità che
trova, d’altro
canto, il suo
acquietarsi
tonale in “
Riflessi “ o in
“ Dentro l’onda
“, frizzanti di
luci e
coriandoli di
colore che
accentuano la
carica emotiva
in una sorta di
conflitto
esistenziale.
C’è chi ha detto
che l’immagine
che l’artista
crea sulla tela
è concepita come
una serie di
elementi in
tensione nello
spazio aperto: “
sintesi di
rappresentazione
e decorazione”;
se è vero, come
è vero, che la
composizione
pittorica è
l’arte di
sistemare in
modo decorativo
diversi elementi
di una realtà
che il pittore
ha a
disposizione,
sfido chiunque a
negare che Anna
Salvati non si
trovi
completamente, e
senza alcun
ombra di dubbio,
all’interno di
questo processo
sistemico in cui
( come lei
stessa tende a
sottolineare )
la materia si fa
energia ed al
tempo stesso
l’energia si fa
materia.
Bruno Regni
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